Da quando corro presto particolare attenzione ai miei piedi. Non solo all’aspetto estetico ma anche alla dinamica del loro movimento. Per questo, cerco sempre di utilizzare scarpe adatte alla mia andatura, al mio peso, alla postura e all’appoggio, optando per determinati modelli quando devo fare ripetute veloci e per altri quando corro dei lunghi.
Fino a poco tempo fa, però, non avevo mai preso in considerazione la variabile solette. Fino a quando, per l’esattezza, Spenco mi ha dato la possibilità di testare un paio di plantari Total support gel.
Devo ammettere di aver impiegato così tanto tempo a scriverne un post perché prima volevo utilizzare questi plantari sul serio, indossandoli con diversi tipi di scarpe, per diverse tipologie di allenamento e anche per camminarci durante la giornata.
Il modello che mi è stato dato in prova è indicato per ogni tipo di sport.
Le sue caratteristiche sono la presenza di gel TPR, ovvero una gomma termoplastica che unisce ammortizzamento e controllo dell’energia di ritorno per un elevato comfort, di un cuscinetto per il supporto dell’arco metatarsale, di una struttura equilibrante per il sostegno avanzato dell’arco plantare, del 3-Pod cushioning system, sistema di ammortizzamento che protegge dalle onde d’urto durante l’impatto e di un tessuto antisfregamento con trattamento antimicrobico.
Ma iniziamo dall’abc della soletta. La prima cosa da fare è rimuovere quelle già fornite in dotazione nelle proprie scarpe da running e infilare le solette Spenco, facendole aderire perfettamente ai lati per evitare fastidi durante la corsa.
Quello che ho notato da subito è stato un aumento del peso della scarpa. Una sensazione che, inevitabilmente, si prova anche durante la corsa e che me le ha fatte privilegiare per i lunghi o per le camminate di piacere, piuttosto che per i lavori veloci.
Non a caso, Spenco ha scelto l’ultramaratoneta Giorgio Calcaterra come suo ambassador. Perché, da quello che ho potuto sperimentare in questi mesi, usare delle solette è utilissimo quando si allungano le distanze e subentra la necessità di controllare meglio il proprio passo anche nei momenti di maggiore stanchezza. È allora che avere una struttura di sostegno e di ammortizzamento in più non guasta. Il risultato finale è stato quello di avere meno dolori, soprattutto grazie alla correzione dei difetti posturali e all’elevata protezione dagli impatti. Un piccolo aiuto dai grandi risultati.
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