Costanza, passione e dedizione sono tre qualità che mi appartengono e che mi fanno pensare che, tra la corsa e il mio lavoro, ci siano tante similitudini. In entrambi i casi, dietro un’apparenza scintillante, c’è un grande impegno. Di tempo, di anima, di energie. Mi spiego meglio.
L’editoria di moda, che è il settore per il quale lavoro, sembra agli occhi esterni una versione da adulto di Disneyland. Sfilate, eventi mondani, cene black tie. È vero, c’è anche questo. Ma per arrivare a questo, per quanto mi riguarda, ci sono alle spalle dieci anni trascorsi in una redazione dove è di norma non uscire mai, e dico mai, prima delle 8 di sera (spesso e volentieri tra le 9 e le 10). Dieci anni di week-end trascorsi a lavorare, di festività comandate saltate a piè pari, di telefoni sempre accesi. Di dedizione, appunto. Una vita che non reggerei se di base non ci fosse la passione per quello che faccio.
La corsa assomiglia in questo al mio lavoro. Costanza, sacrificio e dedizione sono indispensabili se vuoi ottenere dei risultati. Dietro una gara corsa bene, infatti, ci sono mesi e mesi di preparazione e, senza la passione, ogni sforzo sembrerebbe un macigno.
Tutto questo per dirvi che ieri ho abbattuto il mio personale sui 10k. Un obiettivo che rincorrevo, nel vero e proprio senso del termine, da un anno esatto. Nel 2015, alla stessa gara, In gir ala cava, una storica manifestazione del milanese inserita nel circuito CorriMilano, avevo realizzato un tempo di 50’50”. Da allora non ero più riuscita a scendere sotto i 51’. Una sorta di maledizione, che dovevo annullare. Quest’anno, però, quella gara proprio pensavo di non correrla. Arrivavo da una settimana impegnativa sul lavoro, avevo tante faccende da sbrigare nel week-end e, gareggiare la domenica, è sempre un impegno che si aggiunge agli altri impegni. Il coach aveva però inserito la “Cava” nella tabella della settimana e, dietro le mosse del coach, c’è sempre un perché. Lui era convinto che avrei abbattuto il mio personale. Gara veloce e forma buona, come dimostrato dalla campestre della settimana precedente. Gli ho voluto dare ragione, propendendo per un sì.
Ad aiutarmi c’era l’amico Paride, che non aveva ambizioni di tempo. Ho sorriso pensando che anche lo scorso anno era stato lui a scortarmi verso il personale nello stesso luogo, beccandosi i miei insulti dopo l’ottavo chilometro (sono proprio una tiranna!).
Siamo partiti costanti e a buon passo. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette km sotto i 5/km. Non mi sembrava vero. All’ottavo ho iniziato a soffrire, come lo scorso anno. Paride mi ha incitata a parole, invitandomi a mantenere il passo. Io gli ho risposto, “smettila di parlare”. Stava nuovamente uscendo la tigre che è in me… Paride però mi ha sistemata in due secondi, dicendomi, “tu non parlare, lascia che sia io a farlo…”. Mi sono zittita e ho pensato ai consigli del coach: dovevo cercare di non guardare il gps ma di tararmi in base al mio grado di fatica su quanto percepito una settimana prima alla campestre di Monza. Questo mi ha aiutata moltissimo. Sono arrivata così al nono e, poco dopo, ho imboccato quel rettilineo che mi ha portata alla fine. Paride mi faceva segno di seguirlo, di stargli attaccata il più possibile. Vedendo il gonfiabile in lontananza a poco più di 48′, ho capito che ce l’avrei fatta. Ho tagliato il traguardo in 49’18”. Incredula. Felice. Frastornata. Stanca. Emozionata.
Oggi, a freddo, ho maturato questa riflessione. Penso che dietro a questo risultato ci sia la dedizione, appunto, accompagnata da una buona dose di costanza. Ieri, in più, ci sono stati anche il sostegno prezioso di un amico ma, soprattutto, l’impegno di un registra dietro le quinte, il coach, che puntualmente invia a me e a tutta la squadra una tabella di allenamenti così impegnativi, che a volte ho quasi il terrore di leggere. Allenamenti senza i quali non avrei mai potuto pensare di correre una 10k sotto i 5/km.
Resto sempre tartarughina, certo, ma una tartarughina capace di portarsi addosso il proprio guscio con più disinvoltura. Allo stesso modo in cui mi porto dietro gli oneri e gli onori di un lavoro bellissimo ma totalizzante. Grazie a costanza, passione e dedizione.
Photo credits dell’immagine di apertura insieme ai compagni di squadra: Roberto Mandelli per Podisti.net
Indossavo: top Nike, pantaloni e Booster BV Sport, scarpe Asics.
A fine gara insieme a Michela di Run Veg, anche lei fresca di personale.
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