Dicesi staffetta una “variante a squadre di competizioni singolari nella quale, per ogni squadra, compete un singolo atleta alla volta e in successione”.
Cito Wikipedia per descrivere quella che ufficialmente è la gara a cui ho partecipato ieri nell’ambito della 14esima edizione della Milano City Marathon. Una definizione attinente fino a qui alla mia esperienza. Eravamo una squadra e abbiamo partecipato alle varie tratte singolarmente.
Ma proseguiamo. “Nelle gare di atletica leggera il cambio tra un atleta e un altro avviene tramite il passaggio del testimone, una bacchetta di legno o di materiale plastico che attesta l’avvenuta successione”. Ecco che qui già non ci siamo. Nessuno mi aveva detto che il testimone è in realtà un comunissimo chip a braccialetto! Io sognavo un passaggio di testimone da film. Con il terzo staffettista che arriva volando e mi passa la torcia olimpica. Forse troppo complicato per i 2.378 team che hanno corso la Europ Assistance Relay Marathon. Avremmo incendiato Milano più di quanto abbiamo fatto invadendo la città lungo un percorso di 42,195 chilometri!
E ancora. “Essendo la staffetta una gara che coinvolge diversi atleti (solitamente quattro) normalmente abituati alle corse in singolo, essa richiede una preparazione supplementare in termini di affiatamento e sincronismo al fine di minimizzare i tempi cosiddetti morti, nei passaggi di testimone o comunque di scambio”. Ho sentito diverse storie che hanno un che di epico. Squadre i cui componenti non si conoscevano o, peggio, di cui non si trovavano i membri la sera prima della gara. Gente che correva cercando con disperazione i suoi compagni lungo tutti i punti di cambio e mitologiche figure che, prese da disperazione, si sono immolate per tre tappe consecutive.
Nella mia squadra, i cambi due e tre sono avvenuti quasi per caso. Io mi stavo sistemando i capelli e rifacendo il trucco quando il terzo staffettista è arrivato. Però c’ero e questo è già un miracolo!
Nella mia squadra, i cambi due e tre sono avvenuti quasi per caso. Io mi stavo sistemando i capelli e rifacendo il trucco quando il terzo staffettista è arrivato. Però c’ero e questo è già un miracolo!
“È difficile misurare esattamente i singoli tempi in una staffetta. Infatti se, per esempio, una squadra corre la 4×400 m in 3’00” non è detto che ciascun corridore abbia corso i propri 400 m in 45 secondi”. Ecco ma mi spiegate perché io faccio sempre l’ultima frazione che dovrebbe essere di 8,700 chilometri e ne corro sempre più di 9?
Però, diciamolo, la staffetta è una grande invenzione.
Perché permette alle persone di vivere l’atmosfera di una vera Maratona con le sue grandi emozioni.
Perché rinnova lo spirito di squadra, che nella corsa, attività che si svolge singolarmente, spesso viene messo da parte.
Perché ogni squadra è un mondo a sé, con la sua storia e i suoi divertenti aneddoti. Già formarne una è un’esperienza speciale.
Perché permette di partecipare a un progetto charity. Nato nel 2010, il Charity Program della Milano City Marathon è infatti un’iniziativa di solidarietà che permette a tutti i runner di correre per un’organizzazione non profit, aiutandola a raccogliere donazioni. E, quest’anno, le associazioni rappresentate erano 133.
Perché, ultimo ma non ultimo, correre fa bene, al corpo e allo spirito. Ancora meglio se, alla fine, si porta a casa una meritata medaglia!
Non importa se ad averla uguale siamo in 15 mila.
Ognuna di essa sarà preziosa e unica, come se conquistata su un podio.
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