“Correre per me è un ottimo esercizio, e al tempo stesso costituisce una valida metafora. Allenandomi giorno dopo giorno, partecipando a una gara dopo l’altra, miglioro gradualmente i miei record, e in questo processo evolvo anch’io”. Haruki Murakami, L’arte di correre
Corsa come evoluzione. Ho iniziato a correre senza obiettivi e senza pretese. Non ricordo la data esatta ma il luogo sì: era su un tapis roulant nella palestra dell’ufficio. Poi ho scoperto il piacere di correre all’aperto e ho iniziato ad allungare le distanze, a fare qualche piccola gara… Così, con il passare del tempo e senza nemmeno accorgermene, il tarlo della corsa è entrato nella mia testa e non me ne sono più liberata.
Cosa trovo di speciale nel correre?
Non l’ho mai fatto per dimagrire o per tenermi in forma. La corsa per me ha rappresentato da subito una sfida. Una sfida con me stessa. Non sono portata per le attività di gruppo. Una dichiarazione che non piacerebbe forse agli head hunter. Io però lo ammetto candidamente. Credo quindi che la corsa sia lo sport che più mi si addice. Un’attività che mi consente di mettermi continuamente alla prova, in una sfida personale contro il centesimo in meno al minuto.
Credo fermamente inoltre che la corsa su lunga distanza sia cucita perfettamente sul mio carattere, metodico e tenace. Non mi sono mai fermata una volta in questi anni. Nemmeno quando ero afflitta da dolori lancinanti.
Murakami paragona spesso nel suo libro la corsa alla scrittura e anch’io, sebbene non voglia attribuirmi il titolo di scrittrice, ho avuto un grande beneficio dal correre anche nella gestione della mia attività lavorativa quotidiana.
Ma perché ho iniziato a correre? Ho letto un articolo sul giornalino del club dei Road runners, dove si fa riferimento alle evoluzioni psico-fisiche delle persone scandite da settenni. Una tesi già portata avanti da Aristotele. Se fino al 21 anni le evoluzioni fisiche sono più evidenti, nei periodi successivi entrerebbe in gioco una metamorfosi spirituale molto più profonda. Bisognosa però ancora di stimoli fisici complessi da cercare in qualcosa di diverso dalla crescita.
Voglio convincermi che sia andata così anche per me. A 35 anni, nel mio quinto settennio, ho iniziato a fare un pochino più sul serio con la corsa e ho deciso di scrivere questo blog. Che sia qualcosa di terapeutico? Certo è che ogni giorno che passa evolvo. E la mia testa, quando infilo le scarpette e inizio a macinare chilometri, si esercita alla concentrazione.
A che cosa pensi quando corri? mi chiedono le persone… A tantissime cose, rispondo, certamente non al fatto che sto correndo. Come dice Murakami, “Pain is inevitable, suffering is optional”.
La corsa è molto di più di un semplice esercizio fisico votato alla sofferenza.
La corsa è anche divertente e ha il potere di unirti alle persone che con te condividono l’esperienza di una gara. E’ una buona scusa per viaggiare, rincorrendo nuovi traguardi in diverse città del mondo. Ed è anche un buona scusa per fare shopping, non dimentichiamocelo running girls 🙂
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