La tensione inizia a prendermi la mattina appena sveglia. Ogni volta, la staffetta crea in me una certa agitazione. Il motivo è presto detto. E’ una gara che non si corre da soli ma è una sfida che si accetta in gruppo. Ognuno è responsabile, nel suo piccolo, di un pezzo di maratona e della buona riuscita di tutto il team.
Le due volte precedenti, sempre alla Maratona di Milano, mi era toccata l’ultima frazione, quest’anno a me il compito di aprire le danze correndo la prima. Altra novità, è che la mia “famiglia” di gara è del tutto sconosciuta. Corro con altre tre ragazze, Micol, Irene e Silvia, mai viste prima, gareggiando in una squadra organizzata da Nike in preparazione della prossima edizione della corsa al femminile We run Milano del 5 di giugno.
Arrivo abbastanza presto alla partenza, in Corso Venezia. Fa già piuttosto caldo. Prima di mettermi in griglia però vedo lui: Haile Gebrselassie. Un vero mito della corsa su lunga distanza. Scopro che è alto forse un metro e cinquanta ed è magro come uno scricciolo. Ma quel piccolo corpo è stato capace di imprese colossali. A lui gli organizzatori della SuisseGas Milano Marathon e dellaEurop Assistance Relay Marathon hanno chiesto il contributo per ideare il nuovo velocissimo percorso ad anello dell’edizione 2015 con arrivo e partenza in città.
Kenioti il vincitore maschile, Kenneth Mburu Mungara, e la vincitrice femminile, Lucy Karimi, rispettivamente in 2 ore 8’ e 44’’ e 2 ore 27’ e 35’’. Da record il numero di iscritti, oltre 15.000 persone, di cui 2.570 le staffette per un totale di 10.280 runners, i cui ricavi saranno devoluti interamente in beficenza. Bravi gli organizzatori.
Per quanto mi riguarda, sarà stata la benedizione di Gebrselassie, sarà stata la paura di sfigurare di fronte alle mie compagne di squadra super atletiche, sarà stato l’incitamento di una città meno propensa a lamentarsi per le strade bloccate e più avvezza a fare il tifo, sono certa che questa gara mi rimarrà nel cuore e nelle gambe. E non vedo l’ora che sia già aprile del prossimo anno, per agitarmi ancora alla partenza e gioire una volta arrivata al traguardo
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