Prendete una mezza maratona in alta quota, aggiungeteci un pizzico di salite da affrontare rigorosamente a piedi e discese ripide quanto basta, mescolate il tutto con paesaggi mozzafiato, degni di una delle più belle località alpine.
Il risultato finale si chiama Stralivigno, la 21k organizzata da Apt Livigno in collaborazione con l’Associazione sportiva dilettantistica Marathon Club Alta Quota durante il fine settimana del 25 e 26 luglio. Appuntamento clou per la città valtellinese, sempre più orientata a diventare un punto di riferimento per gli sportivi sia d’inverno che durante la stagione estiva. Come negli intenti di Luca Moretti, presidente di Apt Livigno e promotore di uno “svecchiamento” della quasi maggiorenne gara podistica, giunta alla sua 16esima edizione con un numero record di iscritti (1.130), che ha incoronato vincitori i kenioti Simon Kiruthi Muthoni (1 ora 13’ e 44”) per la categoria maschile e Veronicah Njeri Maina (1 ora 22’ 20”) per quella femminile.
Per me, runner cittadina, questa è stata la prima esperienza di corsa in altura, vissuta con tutti i dubbi e le incognite che questo comporta. Devo dire che fondamentale è stata l’esplorazione della parte più dura del percorso effettuata la mattina della gara insieme a Marco De Gasperi, campione di skyrunning entrato nella storia qualche giorno fa per aver abbattuto il record di velocità in salita e discesa della via italiana del Monte Bianco. Insieme a lui, io e un piccolo gruppo di privilegiati runner abbiamo percorso a piedi il tratto compreso tra il 12° e il 14° km caratterizzato dal maggior dislivello in ascesa, assorbendo come spugne le sue indicazioni su come affrontare i passaggi più impegnativi. Fondamentali anche i suoi suggerimenti sull’intero percorso, che mi hanno permesso di arrivare al traguardo sana e salva!
La Stralivigno parte infatti con poco più di 6 km in falsopiano su una pista ciclabile (che ho patito per il caldo e per il vento contrario), seguiti da una salita molto impegnativa al 7° km e da un’altra ascesa piuttosto dura al 9°, il tutto lungo un single track boschivo. Dopo il 10 km, al passaggio delle staffette, arriva il bello in tutti i sensi e sapere ciò mi ha aiutata psicologicamente. Per un tratto significativo, il percorso non scende infatti mai al di sotto dei 2000 metri, è prevalentemente sterrato con tanto di piccoli guadi nei torrenti ed è puntellato da salite spaccagambe.
Ma a ripagare la fatica è il meraviglioso paesaggio. Correre e camminare tra pini, greggi di pecore, mucche e cavalli al pascolo non ha prezzo, soprattutto se si è abituati ad allenarsi in città. E il tifo autentico, i ristori confortanti e la simpatia dei bambini arruolati volontari per offrire spugnaggi e acqua hanno fatto sì che i chilometri passassero veloci.
Avevo paura di soffrire, di non farcela ad arrivare fino in fondo, invece ho chiacchierato con i miei compagni di avventura, ho riso, ho apprezzato il vento fresco della montagna dopo settimane di afa milanese e l’acqua gelida dei torrenti che bagnava le mie scarpe.
Il finale è stato una meraviglia, con circa 2,5 km di discesa dove ho mollato tutto stupendomi di essere ancora in forma, senza fiatone, senza dolori alle gambe. Del tempo chissene importa. Avevo calcolato una mezz’ora in più della mia mezza e così è stato.
Perché la maggior parte delle persone che corrono la Stralivigno non lo fa per abbattete un record ma per gustarsi un’esperienza unica, baciata quest’anno dal sole di un’estate calda come lo è stata l’accoglienza di questa preziosa perla delle Alpi. Che mi ha regalato la prima di una, spero lunga, serie di corse in montagna.
Grazie a tutti gli amici runner che mi hanno accompagnata in questa avventura e ai fratelli blogger
Roberto Nava di Run Like Never Before
Jennifer Isella e e Manuela Barbieri delle Women in run
Tatiana Tia Bertera Manzoni di Corda doppia
Orazio Spoto di Orazio Spoto.it
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