“Coraggio. Oggi il Garda è vostro“. Queste parole, pronunciate ieri da una signora a bordo strada durante la Garda Trentino Half Marathon, non potevano che richiamare la mia attenzione.
Per una come me, convinta che correre le gare in luoghi che non si conoscono sia un modo privilegiato per visitarli ed entrarne in simbiosi, sentirsi padrona di un percorso attraverso le bellezze della Garda Trentino è stata una sensazione meravigliosa. Che mi ha aiutata a capire perché turisti da tutto il mondo scelgano questo territorio come luogo d’elezione per trascorrere le loro vacanze in mezzo alla natura.
Dalla nostra, condizioni meteo inattese per una giornata di novembre con una temperatura massima di 22 gradi, sole pieno e cielo turchese. Variabili che hanno reso questa 14esima edizione della Garda Trentino Half Marathon davvero speciale, così come il mio debutto in una gara non scontata per i suoi saliscendi spaccagambe e con un’affluenza complessiva di ben 4.600 partecipanti, tra la mezza maratona competitiva, la 21 km non competitiva e la 10 km.
Sinceramente non sapevo cosa aspettarmi. Troppa grazia sperare in un bis o un miglioramento del mio personale di Parma. Sapevo che avrei corso da sola – i miei compagni di avventura, Dario e Roberto, sono più forti di me – e che avrei potuto facilmente cedere alla tentazione di mollare.
Parto veramente indietro, c’è parecchia folla, però tengo il passo di 5.30 che mi ero prefissata. Perdo un po’ tra il 5° e il 6° km al primo ristoro ma fa caldo e ho già sete. Mi devo fermare a bere.
All’8° incontro i pacer dell’ora e 59, partiti qualche minuto prima di me, tra cui Cesare che avevo pensato di seguire fin dall’inizio. Lo saluto, gli dico due stupidate e mi sento rispondere “se hai fiato per parlare vuol dire che ne hai, quindi vai“.
È la mia persecuzione. Chi mi vuole spronare in gara, lo fa sottolineando sempre che non ho il fiato corto. Ma i km sono ancora tanti e non voglio esagerare per poi ritrovarmi nella seconda metà della gara ko.
Passiamo ad Arco, la vista del Castello in cima alla montagna è imponente. Ci incanaliamo tra i vigneti, scivoliamo lungo la ciclabile del fiume Sarca e poi, tutto a un tratto, il lago si schiude di fronte agli occhi. L’acqua è un invito costante a tuffarsi, considerando la temperatura che sale, minuto dopo minuto. Non me ne accorgo quasi e sono già al 19°.
“È andata, è finita“, penso dentro di me. Voglio godermi tutto il paesaggio di questi ultimi due km. Arriviamo al porticciolo di Riva del Garda. La gente comincia ad assieparsi intorno al percorso facendoci il tifo. Due ali di folla ci accolgono all’arrivo. “Siete ancora sotto l’ora“, sottolinea lo speaker. Per me è 1h57′. Non il mio personale ma questa volta sono arrivata alla fine da sola e senza cedimenti psicologici.
Vincitori di questa mezza maratona sono Jonathan Kosgei Kanda per gli uomini e Judit Varga per le donne. Facevo proprio il tipo per Kosgei Kanda. L’avevo visto alla presentazione dei top runner il giorno prima e il suo sorriso mi aveva subito colpita. Era proprio lo stesso sorriso con cui è arrivato al traguardo.
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