Subito dopo aver corso la Stramilano, ho deciso di iscrivermi alla mezza maratona di Cernusco Lombardone. Avevo voglia di provare una gara piccola e poco conosciuta per poter fare un confronto tra le big milanesi e le sorelle minori di provincia. E poi, devo ammetterlo, avevo voglia di rosicchiare ancora qualche secondo al mio personale.
Le giornate sono passate velocemente e, in attimo, è arrivato il fatidico week-end della mezza.
A Cernusco eravamo iscritti in poche centinaia. Pochi ma buoni. Tutta gente più o meno forte e motivata. Io ci sono arrivata con scarsa concentrazione ma fisicamente ben preparata.
Fino alla sera prima, non avevo fatto mente locale sugli aspetti tecnici di questa maratonina. Non avevo realizzato che il percorso fosse così tosto, pieno di variazioni di pendenza, con una duplice salita spaccagambe da ripetere per ben due volte (di cui una al 15esimo…). Una gara non certo veloce che ho corso, però, più rapidamente di tutte le altre mezze maratone a cui ho partecipato finora.
Nessun miracolo. Le condizioni climatiche erano ottimali: 15 gradi, cielo coperto e, a tratti, una leggera pioggerellina. Il mio allenamento era stato buono e costante. Nonostante questo, ho sofferto veramente tanto dal primo all’ultimo chilometro e spesso ho pensato che avrei voluto fermarmi per tirare il fiato. Era colpa della mia testa, poco concentrata appunto. Ma ho stretto i denti, lamentandomi ogni tanto con chi mi stava intorno, e sono arrivata al traguardo portando a casa un personale e un quinto posto di categoria.
Ma veniamo ai pro e ai contro di questa gara rispetto a una Stramilano.
Il primo pro, indubbiamente, è il risicato numero di iscritti, che rende decisamente più agevole la corsa in sé e più facile posizionarsi in classifica (il fatto che con i miei tempi sia arrivata quinta la dice tutta!).
Conseguenza di questo pro è stato il ricevere come premio un gigantesco cesto culinario (veramente gigantesco, guardate la foto!), che da solo merita la partecipazione.
Altro pro è che, per chi cerca il tempo, in gare come queste non ci sono mai ingorghi né alla partenza né durante il percorso e benché meno ai ristori. Quindi potrete filare via assolutamente lisci.
Tutto poteva essere perfetto, insomma, se non ci fossero state alcune pecche organizzative, più o meno gravi dal mio punto di vista.
Prima di tutto, il fatto che il traffico non fosse bloccato lungo il percorso (scelta dovuta per legge, mi fanno notare, alla giornata elettorale per il referendum sulle trivelle). Gli autisti sono stati, in generale, pazienti e civili ma mi sono trovata in più di un’occasione a dovere fare lo slalom tra le macchine, a dare la precedenza a chi usciva da un parcheggio o da una rotonda. Al 20° chilometro, quando ormai ero davvero stanca e annebbiata, una ragazza mi ha urlato di fare attenzione ad attraversare la strada perché una macchina stava arrivando alle mie spalle. Per fortuna. Ecco, trovo che lasciare le strade aperte sia inconcepibile e troppo pericoloso per i podisti.
Un intoppo che mi è stato segnalato riguarda invece l’arrivo delle prime donne. Il nastro del traguardo non era stato rimesso a posto per le fanciulle quindi, per favorire lo scatto delle foto e la registrazione di un video, l’arrivo è stato simulato per altre due volte… Se a ciò aggiungiamo delle contestazioni che hanno rallentato le premiazioni e l’elenco delle classifiche pubblicato incompleto è evidente che l’organizzazione avrebbe potuto fare meglio.
Il mio bilancio, in estrema sintesi, è che se volete fare il tempo e puntare al podio, le gare di provincia sono perfette. Ma se volete provare l’emozione di una competizione dai grandi numeri, quelle cittadine mantengono sempre il loro fascino. Ho capito anche che pecche organizzative posso esserci nell’uno e nell’altro caso, a prescindere dal numero di partecipanti.
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