Credo poco alle persone che gareggiano e dicono di non essere competitive. Se partecipi a una gara, un minimo di senso di sfida devi averlo per forza. Può essere desiderio di competere verso gli altri o, semplicemente, verso te stesso o verso i tuoi limiti.
Recentemente, ho visto un documentario su The Doors, dove la voce narrante è quella di Johnny Depp, che conclude il suo racconto sulla tormentata vita di Jim Morrison con questa frase: “You can’t burn out, if you are not on fire”, che in italiano suona grossomodo così: “Non puoi bruciarti, se non sei in fiamme”. Una frase che mi calza a pennello.
Quando sono in gara io mi trasformo. Divento una tigre, una leonessa o qualsiasi altro tipo di felino possiate immaginarvi. Tutto il resto intorno a me potrebbe non esistere. Vengo posseduta da un senso di sfida che mi fa perdere la testa. Davanti a me potrebbe esserci qualunque situazione ma io andrei avanti imperterrita.
Di che cosa si tratti non so dirvelo. Certo è che questo mi aiuta a gareggiare bene e non mi fa sentire una peccatrice. Detesto il buonismo a tutti i costi. Preferisco un po’ di sana cattiveria agonistica.
No, non sono velocissima. No, non vinco niente. Vinco semplicemente, ogni volta, la sfida contro me stessa. Contro i miei timori e contro le mie paure.
In gara brucio. Brucio nelle fiamme della competizione. “You can’t burn out, if you are not on fire”
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