“Per scendere più forte sono sempre le salite più ardue quelle che devi affrontare”. Ha proprio ragione Sofia Goggia, la plurimedagliata sciatrice italiana protagonista sabato della terza edizione di Red Bull 400, la corsa breve più ripida del mondo, che si è svolta a Predazzo, in Val di Fiemme, sul trampolino destinato a diventare il teatro delle gare di combinata nordica e salto speciale alle Olimpiadi invernali 2026.
Lei, abituata a scendere piuttosto che a salire, ha coraggiosamente affrontato la competizione come atleta Red Bull, arrivando fino alla vetta con la stessa determinazione con cui ha contribuito a sostenere la causa dell’Italia per le Olimpiadi a Losanna. “È stata un’esperienza incredibile, eravamo una delegazione solida e abbiamo lavorato insieme per portare avanti questo risultato”, ha raccontato Goggia prima della gara. “Abbiamo dato un’idea dell’Italia unita nel voler portare a casa un obiettivo”.
E di obiettivi portati a termine con successo ne sanno qualcosa anche il runner austriaco Jakob Mayer, che ha siglato il nuovo record assoluto della Red Bull 400 di Predazzo con il tempo di 3’32”, e la fondista olimpica Antonella Confortola che, con i suoi 5’10’’, ha festeggiato la vittoria di fronte al pubblico di casa.
Questa edizione torrida della Red Bull 400 ha visto riunirsi oltre 2.000 persone con atleti che hanno gareggiato sull’intera distanza o a staffetta per raggiungere la vetta dopo 400 metri di corsa in salita su un percorso con una pendenza del 78%, 38 gradi di inclinazione e un dislivello di 135 metri corrispondenti a un palazzo di 40 piani.
Una sfida impossibile che ho avuto modo di affrontare grazie al prezioso contributo degli staffettisti della mia squadra. Terrorizzata dall’altezza, mi sono cimentata infatti nei primi 100 metri, praticamente pianeggianti (non avrei mai sperato che fossero così piatti!), lasciando le gioie della salita a Manuela, Dario e Davide.
Che dire? Alla luce dei fatti un po’ mi pento per non avere osato di più ma con la Maratona di New York dietro l’angolo e, soprattutto, soffrendo di vertigini ho preferito andare cauta. Chissà che il prossimo anno non mi venga voglia di riprovare?
Le emozioni che si sono rincorse durante la giornata sono tante e una delle cose che ho apprezzato di più è senza dubbio il fatto che ci fossero parecchie donne coraggiose. “Bisogna mantenere la propria femminilità nonostante nelle gare venga fuori uno spirito primordiale di sopravvivenza”, ha concluso Sofia Goggia. Mai parole potrebbero essere più veritiere come monito per noi donne che amiamo lo sport.
In cover, Sofia Goggia alla Red Bull 400 a Predazzo
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